Non respirare, non serve

buioingolaBuioingola – “Dopo l’apnea” (Autoproduzione – 2013)

[di Mario Selaschetti]

Benvenuti nell’epoca dell’ipercapitalismo globalizzato dove nei supermercati la differenziazione dei prodotti che finiscono sugli scaffali è portata all’estremo per inseguire una domanda sempre più annoiata e in continua ricerca di nuove sensazioni. E così, tra un’acqua che ti aiuta a far pipì e uno Yogurt che ti fa evacuare, anche nel mondo musicale fioriscono migliaia di generi musicali differenti. Un po’ perché siamo tutti contaminati da questo Zeitgeist commerciale un po’ perché la mente umana non dorme mai e continua a mescolare e mescolare i propri stimoli, senza fine. Alcuni riescono a incuriosire milioni di persone, altri restano quasi autoreferenziali o, come direbbero persone più colte di me “certa musica è come una scoreggia: piace solo a chi l’ha fatta”.
Dovrei dire che questo è il rischio che corrono anche i buioingola (Diego Chuhan – Chitarra e Voce, Alessio Tozzini -Basso, Thomas Gianardi – Batteria e Samples) gruppo di gente tra Pisa, Lucca e Spezia che ha bazzicato la scena locale con diverse compagini musicali, e che adesso si trova a produrre questa commistione di vari generi tra cui black, crust e drone, per loro stessa ammissione.
Ma non è così.
Infatti, quando ascolti il loro primo lavoro sulla lunga distanza “Dopo l’apnea” ti accorgi di avere per le mani un qualcosa che non ti spiazza o confonde dietro a etichette “variegate”. E’ un qualcosa in cui la ritmica, sostenuta dalla batteria e dai riff della chitarra, possiede una sua dignità di opera per niente priva di direzione e, a suo modo, con anche una discreta capacità di lasciarsi comprendere e ascoltare. Il ritmo è di sicuro una delle cose che ti rapisce in “Dopo l’apnea”, e assieme alla trama sonora non tradisce e funge da narrazione portante del tutto. Certo, questa alchimia non funziona sempre, ci sono infatti momenti in cui sembra ristagnare e farsi autoreferenziale, ma poi la chitarra riprende la sua ricerca di narrazione, quasi una ricerca di linea melodica e questa variazione al muro di distorsione e immersione sonora (ottima produzione a proposito) risolve la tensione in maniera convincente. La musica dei Buioingola sviluppa infatti un canone che si può quasi definire comprensibile, anche se quasi mai la voce arriva a guidarti essendo mascherata e sporcata alla maniera dei derivati del Metal come ad esempio nel Grind-Core al Napalm o nel Death Metal di Cavalera e soci e poi, rallentando, nel Doom e nel Black.
E non solo gli amanti dell’universo Metal si ritroveranno abbastanza confortevoli in questo “ambiente sonoro”, ma lo stesso faranno tutti quei cul-tori del mondo del shoegazing e dell’angosciato mondo del dark per le atmosfere che imbrattano tutti i pezzi dell’album, grazie anche ai suoni campionati presenti.
A mio avviso proprio questa commistione riuscita, e non autoreferenziale, di varie influenze rende il lavoro dei buioingola un qualcosa di realmente interessante e che merita di essere ascoltato senza dover per forza tentare di fornire un’indicazione geografica tipica di genere musicale, ma lasciando all’ascoltatore l’onere e l’onore di situarlo nella propria piantina dei ricordi e delle suggestioni musicali raccolte, ascolto dopo ascolto, nella propria vita.
Nel dubbio, e in caso di emergenza, il termine “post”, da premettere a qualsiasi genere vi venga in mente, può sempre aiutare.
Non parlo dei testi, comunque di un certo spessore creativo (vale per tutti il titolo dell’album “Dopo l’apnea” e le citazioni dotte campionate nei brani), perché la scelta di mascherare completamente la voce li rende una didascalia che ciascuno può leggersi come fosse un appendice (non fondamentale?) dell’opera. Il mio gusto, che non è legge, avrebbe forse preferito che la voce fosse più comprensibile per aggiungere una teatralità che sarebbe stata adeguatamente sorretta dal pathos presente nella musica (n.d.a. #sapevatelo #esticazzi vogliamo aggiungerlo?).

Una breve parentesi dedicata alla produzione dell’album è necessaria per comprendere appieno il livello di questo lavoro: “Dopo l’apnea” infatti doveva originariamente uscire per un’etichetta francese molto rinomata tra gli adoratori dei generi black (e post black, crust, drone). Tutto era pronto, poi, per quella cosa che i letterati chiamano “destino” e i camionisti “sfiga del cazzo”, non si è più fatto nulla: lascio agli amanti delle biografie dei gruppi scoprire il motivo in dettaglio, mi limito solo a confermare la versione del camionista. E così i buioingola hanno architettato a partire dal prossimo sabato 5 ottobre una raccolta di fondi, per autoprodurre un’edizione digipack dell’album, in contemporanea con il lancio della distribuzione online di “Dopo l’apnea” che sarà infatti completamente ascoltabile e scaricabile in streaming dalla loro pagina Bandcamp (http://buioingola.bandcamp.com). Accorrete copiosi dunque, perché tra tutti coloro che parteciperanno alla raccolta fondi (una sorta di preordine del Digipack), oltre a ricevere una copia dell’opera, verrà estratto un premio a sorpresa e cioè la possibilità, in occasione della data milanese dei Uandirekscion, di effettuare un giro con la band sopra un Panzer della seconda guerra mondiale nella zona degli ingressi al concerto.
No, ok, tutto questo è uno scherzo, ma l’album è tutta roba seria.
Fidatevi.

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