Spirit of 69

King Mob – Force 9 (SPV, 2011)

Il supergruppo storicamente è un’arma a doppio taglio capace, di regola, di sfornare memorabili pernacchie e/o flatulenze immonde. Non è il caso dei King Mob, band in cui i galli riuniti nello stesso pollaio sono tanti, ma il risultato è ottimo.

Per questo disco di rock intriso delle sonorità fine anni Sessanta, inizio Settanta, il team è d’eccezione: Chris Spedding alla chitarra (Roxy Music, Elton John, John Cale, Paul McCartney), Glen Matlock al basso (Sex Pistols, Iggy Pop, Faces), Martin Chambers alle pelli (Pretenders), Stephen W Parsons alla voce (noto anche come Mr. Snips, ex Baker Gurvitz Army, Sharks e Snips e lontano dalle scene ormai da decenni) e il misterioso “hot new guitar talent” Sixteen.

Force 9 è un bell’album al gusto di modernariato, godibile nel suo reinterpretare i primi soffi vitali – quelli più incendiari e liberi – dell’hard di oltre 40 anni fa, con una sana dose di pub rock, proto punk, blues, beat, rock’n’roll, american roots e freakbeat. E poi c’è il tocco geniale di Spedding… che si sente, eccome.

Vediamo quanto durano, però. E francamente penso che sarebbe meglio se scomparissero a breve: gli sprazzi geniali hanno senso se rimangono tali e non vengono seguiti da tentativi reiterati di ripetersi. Vai di meteora…

[Nota: recensione apparsa in versione leggermente diversa su un numero di Classix che dalle mie parti non è mai arrivato… riciclo virtuoso]

Le facce dei Sick Rose

sickrosefaces.jpgThe Sick Rose – Faces (Teen Sound, 2008)

Joint venture tra Teen Sound e l’ormai defunta Electric Eye per questa riverberata, acidissima reissue di metà Eighties.
La marca è quella dei Sick Rose, il prodotto è Faces, il contenuto è la migliore incarnazione italiana del fenomeno Eighties garage. Alla metà degli anni Ottanta, infatti, gli strascichi delle varie “wave” furono spezzati da un nuovo e nervoso movimento che coniugava il ritorno alle radici dei Sixties, la psichedelia e un mai domo piglio punk: la garage explosion che accendeva i suoi fuochi un po’ in tutto il mondo, scaldando i locali e incoraggiando nuove band ed etichette. Un nuovo eccitante freak-network: mop tops e beatle boots, jingle jangle e garage punk, psichedelia e rigoroso vinile.

In Italia si impose subito la Electric Eye Records di Claudio Sorge, coi suoi knights of fuzz torinesi, i Sick Rose. E questa è la riedizione del loro classico, un filologico volo nei Sessanta, con le valigie perse negli Ottanta. Il lavoro, musicalmente parlando, è un esempio di purezza, un insieme di canzoni veloci, frenetiche e immediate – con il corredo di fuzz, Farfisa e vocals “spinti” tipici del filone.
Ma c’è di più: già da questa prova si nota una certa attitudine alla sperimentazione e all’analisi di tutto ciò che è Sixties: dalla psichedelia (“I’s a Mistery”, “Night Comes Falling Down”) ai prodromi del power pop (“I’m Not Trying To Hurt Hurt You”). Il disco offre dunque più angolazioni d’ascolto e giustifica tutto il rumore che generò nel 1986 la sua uscita, in un momento in cui i nuggets rappresentavano “la svolta possibile”. Con questo bel lavoro la Teen Sound riporta in auge quel fermento, aggiungendo come bonus l’ep Get Along Girl, che dei Sick Rose fu il primo selvaggio vagito. Ancora una volta, “Turn on, tune in, drop out”!