Rieccoci, puntuali come lo stimolo di andare al cesso dopo caffè e sigaretta al mattino presto.
Ribadiamo, ancora una volta, che The Wild Brunch è una rubrica di recensioni non proprio toccata e fuga, ma neppure lunghe e articolate; qui si parla della maggior parte del materiale che arriva a Black Milk, riservando le recensioni singole a casi di un certo spessore o a band che ci colpiscono in modo particolare.
C’è un sistema di valutazione dei dischi, per cui si va da 0 (che significa: “bravi, ma basta, chi ve l’ha fatto fare”) a 3 (ossia “bel disco, bel gruppo, in bocca al lupo”). E 1/2 è il mezzo punto, per chiarezza.
E ora che inizino le danze. Non dimenticate di leggere con un po’ di attenzione la sezione INVIO MATERIALE E CONTATTI, prima di mandare qualcosa; e se non si parla benissimo del vostro disco, sappiate che fa parte del gioco… no?
Hunters of Maize – Bust My Flipper (Poker, 2011)
Di sicuro per molti di voi sarà incomprensibile calarsi in certi piccoli, ottusi e urticanti drammi da recensore. Ed è anche sacrosanto, per carità. Però abbiate un attimo di pazienza e cercate di immedesimarvi… quando ricevi un cd con letterina di accompagnamento scritta a mano, su foglio a quadretti, con una decina di righe che trasudano entusiasmo ingenuo a go-go, un po’ di nostalgia ti viene. Ti rivedi 15-20 anni fa. Poi però, mannaggia al Vaticano, se il cd è una delusione ci resti male. Questi Hunters of Maize si definiscono un “rotten mix of Sixties proto punk and horror punk sounds”… in realtà siamo più vicini a un ordinario punk rock con voce ululante alla Nirvana e -soprattutto – un suono di chitarra veramente fuori centro, da demo tape di grunge band anni Novanta. Insomma, la mira è sbagliata e questo cd è – francamente – un minestrone di Nirvana, Misfits e punk generico. Ma i ragazzi in questione sono giovani e hanno tempo per ravvedersi. Se davvero vogliono fare ciò che dicono. PS: continuate nella vena di “Enter Jesus”… è la strada giusta. Ma occhio ai suoni di chitarra, per dio…
[Voto: 1/2 – Consigliato a: amici e parenti, punk alle prime armi, grungettari under 16]
Ibrido XN – Non ingerire (Action Directe/Alkemist Fanatix, 2010)
Rock, elettronica, vago post punk, nu-metal e una inquietante secchiellata di italianità melodica – della risma di Subsonica/Negramaro e bella gente simile. Un disco impeccabile, levigato come un marmo, iperprodotto… perfetto per le major in cerca di svecchiare i cataloghi con qualcosa di gggggiovane, ma commestibile, adatto a passaggi in Rai e ruffianate assortite. Gosh. Onestamente, mi fanno paura queste cose. Passo.
[Voto: 0 – Consigliato a: talent scout della Sugar, consulenti musicali di Viale Mazzini, poppettari italici con la fregola rock momentanea]
Indigo – Sfumature (Inconsapevole/Alkemist Fanatix, 2011)
Uhm… curriculum underground interessante, per questa formazione capitanata da un Seed’n’feed e con dentro un ex Raw Power. Però sono abbastanza confuso. Loro parlano di emo-core old school con influenze Samiam, Descendents, All, Face To Face, Fugazi; quello che sento io è un robusto rock malinconico, melodicissimo e italianissimo, in certi frangenti alle soglie del Sanremo Giovani. Non è un album insulso o scialbo di sicuro – anzi ha dei buoni momenti di ispirazione, energetici e caldi (dalla quarta traccia in poi) – però il cantato in italiano, la voce impostata da “Vota la voce 2011” e una produzione veramente iperpatinata probabilmente gli hanno levato palle e attributi. Con un po’ più di cazzimma e di zozzeria, probabilmente avrebbe potuto diventare una delle sorprese dell’anno. E poi il cantato in italiano no, vi prego…
[Voto: 1+1/2 – Consigliato a: emo-corer dai gusti molto mainstream, melomani, rocker malinconici]