The Wild Brunch #7

The Wild Brunch # 7

Rieccoci, puntuali come lo stimolo di andare al cesso dopo caffè e sigaretta al mattino presto.
Ribadiamo, ancora una volta, che The Wild Brunch è una rubrica di recensioni non proprio toccata e fuga, ma neppure lunghe e articolate; qui si parla della maggior parte del materiale che arriva a Black Milk, riservando le recensioni singole a casi di un certo spessore o a band che ci colpiscono in modo particolare.
C’è un sistema di valutazione dei dischi, per cui si va da 0 (che significa: “bravi, ma basta, chi ve l’ha fatto fare”) a 3 (ossia “bel disco, bel gruppo, in bocca al lupo”). E 1/2 è il mezzo punto, per chiarezza.
E ora che inizino le danze. Non dimenticate di leggere con un po’ di attenzione la sezione INVIO MATERIALE E CONTATTI, prima di mandare qualcosa; e se non si parla benissimo del vostro disco, sappiate che fa parte del gioco… no?

Hunters of MaizeBust My Flipper (Poker, 2011)
Di sicuro per molti di voi sarà incomprensibile calarsi in certi piccoli, ottusi e urticanti drammi da recensore. Ed è anche sacrosanto, per carità. Però abbiate un attimo di pazienza e cercate di immedesimarvi… quando ricevi un cd con letterina di accompagnamento scritta a mano, su foglio a quadretti, con una decina di righe che trasudano entusiasmo ingenuo a go-go, un po’ di nostalgia ti viene. Ti rivedi 15-20 anni fa. Poi però, mannaggia al Vaticano, se il cd è una delusione ci resti male. Questi Hunters of Maize si definiscono un “rotten mix of Sixties proto punk and horror punk sounds”… in realtà siamo più vicini a un ordinario punk rock con voce ululante alla Nirvana e -soprattutto – un suono di chitarra veramente fuori centro, da demo tape di grunge band anni Novanta. Insomma, la mira è sbagliata e questo cd è – francamente – un minestrone di Nirvana, Misfits e punk generico. Ma i ragazzi in questione sono giovani e hanno tempo per ravvedersi. Se davvero vogliono fare ciò che dicono. PS: continuate nella vena di “Enter Jesus”… è la strada giusta. Ma occhio ai suoni di chitarra, per dio…
[Voto: 1/2 – Consigliato a: amici e parenti, punk alle prime armi, grungettari under 16]

Ibrido XNNon ingerire (Action Directe/Alkemist Fanatix, 2010)
Rock, elettronica, vago post punk, nu-metal e una inquietante secchiellata di italianità melodica – della risma di Subsonica/Negramaro e bella gente simile. Un disco impeccabile, levigato come un marmo, iperprodotto… perfetto per le major in cerca di svecchiare i cataloghi con qualcosa di gggggiovane, ma commestibile, adatto a passaggi in Rai e ruffianate assortite. Gosh. Onestamente, mi fanno paura queste cose. Passo.
[Voto: 0 – Consigliato a: talent scout della Sugar, consulenti musicali di Viale Mazzini, poppettari italici con la fregola rock momentanea]

IndigoSfumature (Inconsapevole/Alkemist Fanatix, 2011)
Uhm… curriculum underground interessante, per questa formazione capitanata da un Seed’n’feed e con dentro un ex Raw Power. Però sono abbastanza confuso. Loro parlano di emo-core old school con influenze Samiam, Descendents, All, Face To Face, Fugazi; quello che sento io è un robusto rock malinconico, melodicissimo e italianissimo, in certi frangenti alle soglie del Sanremo Giovani. Non è un album insulso o scialbo di sicuro – anzi ha dei buoni momenti di ispirazione, energetici e caldi (dalla quarta traccia in poi) – però il cantato in italiano, la voce impostata da “Vota la voce 2011” e una produzione veramente iperpatinata probabilmente gli hanno levato palle e attributi. Con un po’ più di cazzimma e di zozzeria, probabilmente avrebbe potuto diventare una delle sorprese dell’anno. E poi il cantato in italiano no, vi prego…
[Voto: 1+1/2 – Consigliato a: emo-corer dai gusti molto mainstream, melomani, rocker malinconici]