Oblivians meet Mr Quintron

Oblivians-Oblivians_Play_9_Songs_With_Mr_3Oblivians – …play 9 Songs With Mr. Quintron (Crypt, 1997)

di Matteo Mulazzi

Se tu ascoltassi certe canzoni gospel con la giusta disposizione d’animo, ti spaventeresti così tanto da correre in chiesa a pregare. Per me questa cosa è meravigliosa. Significa che hai veramente raggiunto il tuo obiettivo. Tu parti con l’idea di fare un disco che piaccia alla gente ma se il risultato è così entusiasmante da far dire a qualcuno “Devo darmi una regolata… Sono cattivo come il ragazzo di questa canzone…” allora è successo qualcosa di assolutamente straordinario.

Sono le parole di Greg Cartwright (per molti ancora Greg Oblivian), chiamato a spiegare durante una breve intervista del 1998 le ragioni che hanno spinto gli Oblivians a registrare l’album …play 9 Songs With Mr. Quintron.

Greg sta alludendo al fatto che la musica gospel ha una duplice missione. In primo luogo, pregare Dio attraverso le canzoni, elevando così gli spiriti del coro e del pubblico verso il Paradiso. In secondo luogo, rivolgersi ai peccatori e ai miscredenti, offrendo loro la salvezza nel Signore. Ed è proprio quest’ultima la parte più difficile. Non potrai mai sapere quale sarà la strategia vincente. Se la paura della dannazione eterna o il caldo abbraccio dell’amore di Dio. In entrambi i casi la musica gospel offre una via d’uscita da una certa condizione dell’anima e/o da un certo stile di vita e, sotto questo punto di vista, non è poi così distante dalla musica suonata per anni dagli Oblivians, che, per quanto primitiva, sgangherata, becera e offensiva per ignoranza e trivialità possa essere stata, ha sempre avuto in se’ qualcosa che è tremendamente raro trovare altrove: il soul. Gli Oblivians parlavano direttamente all’anima delle persone e riuscivano a farlo con un’energia selvaggia e primordiale del tutto comparabile a quella che accompagnò i predicatori e i mostri sacri del gospel degli anni ’40 e ’50, come Reverend Utah Smith o Reverend Louis Overstreet.

Da sempre il blues, il rhythm & blues e il rock ‘n’ roll, musiche terrene, sporche e maledette, chiamano a raccolta e offrono riparo ai malcontenti e ai disturbati, danno accoglienza e forniscono risposte agli strambi e ai disadattati. La religione predicata dagli Oblivians, dai loro predecessori e dai loro figli bastardi, richiede una fede davvero senza limiti. La via del rock ‘n’ roll, infatti, non è così illuminata e rassicurante come quella indicata dalla Chiesa. Devi essere pronto a farti spingere per terra, essere calpestato, preso a calci e magari lasciato strisciare nel fango. Qua la salvezza si paga in anticipo e spesso a caro prezzo…

Gli Oblivians venerarono e adorarono incondizionatamente i miti del punk e del blues, contribuendo in maniera decisiva a mantenere inalterata tutta la loro crudezza, indecenza e pericolosità nel corso degli anni ‘90. Le loro prime canzoni erano popolate da giovani stronzi ubriachi che hanno voglia soltanto di scopare e vecchi falliti ancora più ubriachi ossessionati dall’idea di uccidere le loro mogli infedeli. C’era comunque qualcosa di più che squallide rappresentazioni del White Trash nella musica degli Oblivians. Greg, Jack ed Eric avevano una distinta sensibilità per la melodia e forti radici nella tradizione musicale del Sud degli Stati Uniti che si combinarono felicemente con il loro suono deliberatamente grezzo e caotico. I ragazzi si alternavano continuamente alla voce, alla chitarra e alla batteria e amplificavano e distorcevano i suoni a livelli a dir poco demenziali. Ed è con la stessa attitudine che diedero alla luce …play 9 Songs With Mr. Quintron, album che mise insieme il sacro, il profano e l’assurdo in una selezione di canzoni gospel tradizionali e originali, suonate però con la perversione del blues e la bassa fedeltà del punk.

…play 9 Songs With Mr. Quintron fu registrato interamente al Cotton Row Studio di Memphis il 3 Gennaio del 1997. Gli Oblivians furono accompagnati all’organo da quel pazzoide di Mr. Quintron, giunto in autobus da New Orleans per l’occasione senza avere la minima idea di cosa lo stesse aspettando, dato che la cassetta con su i pezzi che avrebbe dovuto suonare, speditagli in anticipo, andò persa. Ciascun pezzo fu registrato in presa diretta e sul momento la band si disinteressò del risultato, mettendosi totalmente nelle mani dell’ingegnere del suono Steve Moller. Nessuna operazione di mixing. Nessuna reale produzione. L’album, uscito nel Luglio del 1997 (poco prima dello scioglimento della band), è una vera bomba.

“Feel All Right”, il pezzo di apertura, ha l’incalzare di un treno in corsa ed esprime tutta l’urgenza e la passione con cui gli Oblivians si avvicinarono al mondo del gospel. A metà canzone l’intensità diminuisce per lasciare spazio al messaggio.

God are you up there? I know you’ve got a purpose for me. Just tell me what you want me to do. You know I’m just your pawn. I wanna do your biddin’… On the earth… Spread the Word… You know I will. Tell me what you feel. I wanna know. I wanna know! I wanna know. I WANNA KNOW!

Non è più scopando una puttana, attaccandosi alla bottiglia o impugnando una pistola che si sistemano le cose.

When I talk to him at night, Lord, it makes everything feel all right.

“Live The Life” è un pezzo gospel tradizionale che, nelle mani degli Oblivians, si carica di un nuovo significato.

I’m going to live the life I sing about in my song
I always stand for the right to show the wrong
‘Cause you can’t go to church, child now, sing all day Sunday
And go out and get drunk and greet the Devil all on Monday
You’ve got to live the life you sing about in your song

Devi vivere la vita che canti nella tua canzone. La cosa fa abbastanza sorridere se si pensa ai testi delle canzoni di album come Soul Food o Popular Favorites

Impressionanti l’incedere marziale di “I May Be Gone” (Blind Charles White/Oblivians) e il suo coro sguaiato e feroce.

Oh before this time
Another year
I may be gone
In some lonesome graveyard
Oh Lord how long?

“I Don’t Wanna Live Alone”, rabbioso e devastante chaos ‘n’ roll di vecchio stampo, è seguito da “Final Stretch”, inno lugubre ma speranzoso rivolto al Signore che ci assiste sul letto di morte. Qua l’atmosfera si fa solenne. All’intensa, sofferta e a tratti disperata interpretazione vocale di Greg fa da contrappunto il suono cupo e pesantemente distorto dell’organo di Mr. Quintron.

I’m not
So tired
Anymore
I know
He’s
Going to watch over me
On the final stretch

“What’s The Matter Now” è un’altra perla della tradizione gospel interpretata dagli Oblivians con fervore incendiario. Giro di chitarra semplice e ossessivo, organo malsano e ritmo spacca ossa. La voce di Greg, spiritata e ipnotica, è quella di un pastore di anime che riporta le pecorelle smarrite all’ovile a calci nel culo!

Now People Don’t Sing Like They Used To Sing
What’s The Matter Now?

“Ride That Train”, invito a salire sul treno del Signore, è un pezzo dotato di una forza persuasiva travolgente e un finale in crescendo da paura. “If Mother Knew” è un viaggio spaventoso nell’aldilà, mentre “Mary Lou” (Jesse Young & Sam Ling), a chiusura dell’album, suona sia come un monito sia come un inno alla gioia del peccato.

Bombe di garage su Berlino

The Last Killers – 3 Bombs Over Berlin (Area Pirata, 2007)

lastkillers_berlin.jpgI riminesi The Last Killers li ricordiamo per lo split di qualche tempo fa coi lombardi Directors (in cui milita il nostro collaboratore Michele); a fine dello scorso anno, poi, l’attiva Area Pirata ha dato loro l’opportunità di riempire un dischetto intero (12 brani) del loro esuberante garage punkarolla sgocciolante di Farfisa. E ciò è bene.

Questa è una formazione atipica a tre (chitarra, batteria e voce/Farfisa/chitarra a seconda della bisogna) che nonostante l’organico ridotto riesce a scatenare un notevole volume di caos e delirio (anche se live, almeno a giudicare da qualche foto, pare che ci sia anche un basso ogni tanto a dare un po’ di “corpo”… ma non vorrei sbagliare). Le coordinate musicali sono presto individuate: garage revival con una notevole dose di beat, rock’n’roll e un tocco di soul, senza disdegnare una certa attitudine punk ’77 in stile Killed by Death (vogliamo parlare della cover di “Teenage Kicks” degli Undertones?).

Per tutti i nostalgici del filone revivalistico di Fuzztones e primi Chesterfield Kings questo dischetto sarà una vera goduria certificata al 100%, anche se non diventerà un album di quelli che ti fanno vedere la luce… insomma nulla di inedito e mai sentito, ma il punto è che nessuno – in questi frangenti musicali – si vuole o deve inventare alcunché, perché quello che conta è il quoziente di fuzzitudine e rockeggiamento. E qui ne avete da vendere.