Illuminalismo

Luminal – Io non credo (Blackfading/Action Directe/New Model Label)

Uhm. Si leggono meraviglie, in giro, di questi Luminal. Per descriverli – e osannarli – si usano definizioni che spaziano dal rock’n’roll al post punk, dalla canzone d’autore all’indie rock. E in effetti il loro sound è un mix di tutte queste componenti, a cui aggiungerei una certa sensibilità pop (per quanto mi concerne fin troppo marcata, ma son gusti personali) e una bella botta di new wave all’amatriciana.

Il risultato è un dischetto che al terzo o quarto ascolto inizia a far girare le rotelle (non nascondo che i primi due tentativi sono andati tremendamente male, complice forse il malumore e la mia naturale propensione a sonorità molto più ruvide).
Certo è molto italiano, è molto melodico, è rock’n’roll patinato da copertina di magazine che puoi comprare all’autogrill (non facciamo nomi, via) ed è incontrovertibilmente derivativo; ma ha anche un bel modo di presentarsi, oltre al pregio di recuperare a tratti un sound che non è più di moda o mainstream da tempo, per cui l’effetto è fresco e gradevole. Poi ci sono i testi, che – deo gratias – sono piuttosto profondi e non sconfinano nel nonsense finto-autoriale, ma neppure nella leggerezza al gusto Big Babol.

Detto questo, però, ribadiamo il concetto: questo è rock’n’roll da stampa istituzionale. Nulla di male, per carità, ma la linea è spessa e pesante: da una parte c’è l’underground sanguigno e oscuro; dall’altra band come i Luminal, che ci provano (e a ragione), ma si lucidano, arrangiano, producono e forniscono una versione del rock’n’roll che è lontana da quella che qui nelle catacombe di Black Milk va per la maggiore. E’ un po’ la differenza che potreste trovare tra i Quattro salti in padella e lo stesso piatto cucinato da voi con ingredienti colti dal vostro orto o da quello dei vostri amici; le buste Findus sono anche buone, ma i due piatti sono solo lontanamente accostabili.

PS: Sono prodotti da Santini dei Disciplinatha.