High on Bubblegum

Bubblegum Screw – Screwphoria! (Bloodsucker Records, 2011)

England rocks (era anche il nome di un negozio londinese carissimo specializzato in merchandising rock bellissimo, ma inavvicinabile – che è prevedibilmente fallito). Già su questo non si discute, soprattutto quando ci si trova davanti a gente come questi Bubblegum Screw. Un quintetto londinese di ragazzi che respirano lo spirito del rock’n’roll e lo metabolizzano, per poi schizzarlo fuori nella loro musica.

La band ha tre anime ben riconoscibili, che si mischiano e si fondono. La prima è quella vicina al punk e protopunk newyorkese di gente come New York Dolls, Ramones e Dead Boys. La seconda è fortemente intrisa dello spirito del Sunset Strip (anno Domini 1986 circa) con lo sleaze & street rock iconico che ha reso i Guns n’Roses veri e propri miti insuperati – almeno per un breve arco di tempo. E infine c’è una vena fortemente inglese, che non è tanto legata al punk rock come ci si potrebbe aspettare, quanto alla scena glam loser che partorì gente come Tyla e i suoi Dogs D’Amour. Ah e già che ci siamo, perché non citare anche Hanoi Rocks e Smack, per aggiungere un tocco di nord Europa che male non fa?
Shakerando tutto ciò e aggiungendo una bella produzione nitida ma non leccata, il risultato è in grado di far muovere chiappe e testolina anche al più scettico dei criticoni.

i riferimenti sono impeccabili, la rielaborazione fedele e filologica – niente invenzioni, niente esperimenti: solo rock’n’roll fottuto e infame, arrapato e anche un po’ tossico. La sopravvivenza di questa musica, ormai da tanti anni, dipende da gente così. Che la suona, ne perpetua la tradizione e lo fa senza un futuro certo o la sicurezza di sfondare. Anzi, chi sfonda di solito tradisce. Lunga vita ai perdenti e al rock’n’roll.

Torino glam punk city

Hollywood Killerz – Dead On Arrival (logic(il)logic, 2011)

A dispetto di un nome da classe differenziale, gli Hollywood Killerz di Torino spaccano davvero. Ci sanno fare e il glam punk lo maneggiano con la padronanza consumata di chi l’ha molto studiato, ma anche praticato e – perché no – vissuto (altro…)

Occhio all’imperatore Nicke

Imperial State Electric – s/t  (Psychout, 2010)

Pure nel rock, strano macrocosmo in cui regna sovrana la soggettività, ogni tanto un pizzico d’oggettività è d’obbligo. Questo per dire che a Nicke “Royale” Andersson un posto in prima fila nel paradiso del rock’n’roll non glielo può togliere nessuno (altro…)